"Banca Etruria, cessione inevitabile ma non a pezzi": la reazione degli industriali

Fabianelli: "L'istituto mantenga le radici nel territorio e le forze locali si mettano in grado di partecipare attivamente"

Andrea Fabianelli

Andrea Fabianelli

Arezzo, 24 novembre 2015 - Il mondo dell'economia si interroga sulla svolta di Banca Etruria. “In questo momento dobbiamo seguire con attenzione i passaggi previsti nel piano - dichiara il Presidente degli industriali Andrea Fabianelli. Quel che è certo è che la Nuova Banca Etruria sarà un’altra Banca. La tutela dei correntisti - imprese e famiglie - è importante; purtroppo il pensiero va ai moltissimi nostri concittadini e colleghi imprenditori che, in qualità di azionisti o detentori di obbligazioni subordinate, subiranno in pieno gli effetti del rischio d’impresa. Siamo in un contesto per molti versi del tutto inedito: a breve l’istituto sarà rimesso sul mercato dal nuovo Presidente Roberto Nicastro, affiancato dall’Amministratore Delegato Roberto Bertola, ai quali auguro buon lavoro”.

Come chiarisce bene il Comunicato stampa di Banca d’Italia, a Roberto Nicastro è affidato il compito di vendere la Nuova Banca Etruria “in tempi brevi al miglior offerente, con procedure trasparenti di mercato” per poi retrocedere al Fondo di Risoluzione – che ha messo a disposizione il nuovo capitale - i ricavi della vendita. “Parliamo quindi della cessione dell’intera nuova banca e non di parti diverse della stessa a soggetti diversi.

Nuova Banca Etruria riparte con 6,7 miliardi di Euro di depositi, conti correnti e obbligazioni e 6,1 miliardi di prestiti, investimenti ed altre attività non in sofferenza. La Cassa ammonta a settecento milioni, il capitale detenuto dal Fondo di Risoluzione a quattrocento. Stiamo parlando quindi di una banca importante. Spero che il territorio – in primis la componente imprenditoriale – si metta in condizioni di partecipare in modo attivo alla nuova Banca.

Nel frattempo i Commissari sono intervenuti sulla necessaria ristrutturazione e riteniamo che la Banca sia dotata di competenze e capacità adeguate. E’ importante che tutto il patrimonio di competenze tecniche e conoscenze del sistema produttivo – in particolare nel campo orafo – non vadano perdute o non vengano trasferite altrove. La Banca – conclude Fabianelli - dovrà tenere qui le sue radici e, per quanto possibile, un’ampia autonomia gestionale e operativa, mantenendo il ruolo di Banca del territorio”.