Bpel, non c'è ancora il fascicolo per bancarotta ma l'indagine è già in pieno svolgimento

Dopo l'insolvenza al lavoro il pool dei magistrati. Filoni e nomi sui quali lavoreranno i magistrati. La sentenza del tribunale fallimentare depositata ieri mattina. I numeri del verdetto: patrimonio ridotto del 65% e poi azzerato.

Le proteste davanti al tribunale

Le proteste davanti al tribunale

Arezzo, 12 febbraio 2016  - Il giorno dopo la sentenza di insolvenza per la vecchia Banca Etruria che apre la strada all'inchiesta penale del procuratore capo Roberto Rossi e del suo pool di Pm, non c'è ancora un fascicolo rubricato con il reato di bancarotta fraudolenta e quindi non c'è nessun indagato, ma le indagini dei magistrati sono già in pieno svolgimento. Già assegnata la delega ai nuclei di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo e Firenze. Il materiale sul quale lavorare è amplissimo, il campo dei potenziali indagati anche.

Il punto fermo è la dichiarazione di insolvenza per Bpel che in sostanza segna una svolta anche per i filoni di inchiesta della procura (prima erano quattro, adesso sono diventati cinque. La sentenza del tribunale fallimentare è stata depositata ieri mattina intorno alle 10.30. Ci sono 15 pagine di motivazioni che rigettano le eccezioni di costituzionalità sollevate dalla difesa dell'ultimo presidente Lorenzo Rosi e anche il merito sulla mancanza dei requisiti di insolvenza. Invece per i giudici ci sono tutti i presupposti per dichiarare il "fallimento" della vecchia banca, come richiesto dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni, al quale si erano allineati l'avvocato di Banca d'Italia Marco Di Pietropaolo, i commissari Riccardo Sora e Antonio Sora e soprattutto il procuratore capo Roberto Rossi. Del collegio fallimentare che ha preso la decisione facevano parte il presidente del tribunale Clelia Galantino, il giudice relatore Antonio Picardi e il collega Paolo Masetti.

Gli avvocati Michele Desario e Antonino Giunta hanno già annunciato l'impugnazione della sentenza presso la corte d'appello. Le carte passano adesso in procura perchè si proceda per gli eventuali profili penali di bancarotta fraudolenta. Ma a questo punto in ambienti giudiziari si dà pressochè per scontata l'apertura di un quinto filone di inchiesta che potrebbe portare all'iscrizione nel registro degli indagati degli ex amministratori di Bpel, tra cui i componenti degli ultimi membri del Cda, il personaggio più illustre dei quali è l'ex vicepresidente Pierluigi Boschi, padre del ministro aretino Maria Elena. Rischiano anche tra gli altri gli ultimi presidenti Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi e con loro l'ex direttore generale Luca Bronchi.

Tra i profili di bancarotta fraudolenta che potrebbero profilarsi ci sono le consulenze per 17 milioni, già fortemente criticate dagli ispettori di Banca d'Italia, la liquidazione da 1,2 milioni all'ex direttore Luca Bronchi, anche lui destinato a diventare un personaggio centrale dell'inchiesta, i premi ai dipendenti e soprattutto i crediti finiti in sofferenza per quasi 2 miliardi di euro.

La bancarotta fraudolenta sarebbe il quinto filone d'indagine aperto dal procuratore capo Roberto Rossi su Banca Etruria: il primo è l'ostacolo alla vigilanza di Banca d'Italia per il quale il 10 marzo appariranno dinanzi al Gip Anna Mario Lo Prete Giuseppe Fornasari, Luca Bronchi e il direttore centrale David Canestri; il secondo, connesso al primo, è quello delle false fatturazioni con avviso di chiusura indagini bis a carico ancora di Fornasari e Bronchi; il terzo il conflitto di interessi (cioè i fidi ricevuti nel periodo in cui erano amministratori per società cui erano interessati) nel quale sono indagati Lorenzo Rosi e l'ex consigliere Luciano Nataloni; l'ultimo, destinato a diventare penultimo, la truffa ai danni dei risparmiatori per le subordinate piazzate presso la clientela della banca e azzerate nel decreto salvabanche del 22 novembre.

LA SENTENZA "In ogni caso, la questione di costituzionalità, oltre che manifestamente inammissibile in punto di rilevanza, si appalesa pure completamente infondata. Come rilevato dalla Corte di Cassazione, lo stato di insolvenza di una banca si traduce nel venir meno delle condizioni di liquidità e di credito necessarie per l'espletamento della specifica attività imprenditoriale. La peculiarità dell'attività bancaria fa peraltro sì che assuma particolare rilevanza indiziaria, circa il grado di irreversibìlità della crisi, il deficit patrimoniale che si connota come dato centrale rispetto sia agli inadempimenti che all'eventuale illiquidità. Pertanto, proprio partendo dalla situazione patrimoniale della Banca, mette conto di evidenziare come, dal resoconto intermedio di gestione redatto al 30.9.2015 dai Commissari Straordinari, emerga una sensibile riduzione del patrimonio netto che passa, nell'arco di nove mesi, da € 65.976.000 (risultante dal bilancio relativo all'esercizio 2014) ad € 22.538.000, con conseguente perdita del 65,8%. In proposito, la Banca d'Italia, nel parere reso ai sensi dell'art. 82, comma 2, evidenzia come detto patrimonio fosse del tutto insufficiente ad assicurare il rispetto dei requisiti prudenziali obbligatori per la prosecuzione della attività di impresa".

«Irreversibilità dello stato di crisi» ed un «drammatico ed irreversibile dissolvimento dello stato patrimoniale dell'ente»: ci sono queste valutazioni nella sentenza con cui il tribunale di Arezzo ha dichiarato lo stato di insolvenza della vecchia Banca. In particolare i giudici della sezione fallimentare sottolineano che dal resoconto dei commissari straordinari emerge «una sensibile riduzione del patrimonio netto che passa, nell'arco di nove mesi, da 65,976 milioni risultante dal bilancio relativo all'esercizio 2014 a 22,538 milioni con conseguente perdita del 65,8%». Un patrimonio che la Banca d'Italia ha definito «del tutto insufficiente ad assicurare il rispetto dei requisiti prudenziali obbligatori per la prosecuzione dell'attività di impresa». Sempre Palazzo Koch, si legge nella sentenza, ha valutato che il deficit patrimoniale ammontava a 557 milioni per assestarsi a 305 al momento dell'avvio della procedura. «Emblematico dello stato di insolvenza della banca - scrivono ancora i giudici - è il fatto che la banca abbia registrato una esposizione debitoria di 283 milioni anche nei confronti del Fondo di risoluzione intervenuto per capitalizzare la Nuova banca Etruria e del Lazio», il cosiddetto ente-ponte. Etruria.