Assise Guerrina: Mirco si sente male, esce in barella. Poi torna in aula e finisce

Il marito della scomparsa stava per rispondere su una telefonata del 1° maggio: si è portato la mano al petto dolorante. Soccorso in ambulanza. Teste racconta: "Gratien mi disse che Guerrina aveva una relazione con un carabiniere"

Mirco in aula

Mirco in aula

Arezzo, 27 maggio 2016 - Si è portato la mano al cuore e si è accasciato. Mirco  Alessandrini, marito di Guerrina, durante il controinterrogatorio della difesa stava ad una domana su una telefonata del 1° maggio,  è stato colto da un malore. Erano le 10,45, un’ora dopo l’inizio dell’udienza, e l'uomo  era incalzato dalle domande dell’avvocato Riziero Angeletti, in aula assieme all’altro difensore Francesco Zacheo.

E' stato subito chiamato il 118. L'uomo è stato caricato su una barella e portato all'interno dell'ambulanza per una visita. Il controinterrogatorio è stato sospeso, poi il marito della donna scomparsa si è detto pronto a rientrare. Il completamento della sua tetsimonianza è avvenuto nel pomeriggio. 

Un'ora di interrogatorio piuttosto leggero, senza novità eclatanti, a parte quelle sui <bacini>. Mirco ha parlato di effusioni tra la moglie e il prete a cui il figlio avrebbe assistito un giorno mentre era in auto con ilpadre.

DUE TESTIMONI Oggi in aula era il giorno di due testimoni per motivi opposti eccellenti: il marito della scomparsa, Mirco Alessandrini, appunto, che si è già sorbito l’ultima volta l’esame del Pm Marco Dioni e il Vicario del Vescovo, monsignor Gioacchino Dallara. Lo ha citato l’accusa e mica capita tutti i giorni di vedere un prelato in corte d’assise. Qui, però, a meno di improvvise rinunce, si farà pure il bis, perchè gli avvocati del frate hanno chiamato a testimoniare anche il Vescovo Riccardo Fontana in persona.

A differenza del programma che era stato anticipato Dallara ha iniziato e completato la sua testimonianza in mattinata, raccontando i motivi dell'arrivo di Graziano e degli altri frati a Ca' Raffaello e dei problemi il religioso aveva portato sul piano però strettamente liturgico e pastorale.

Ma ancora prima dell'ingresso del prelato c'è stata la testimonianza di un'altra donna, un'amica residente a Roma di Graziano. «Padre Gratien mi disse che la signora Guerrina Piscaglia aveva una relazione con un carabiniere di Foligno, che gli aveva chiesto di aiutarla a fuggire con il figlio Lorenzo ma che forse si era uccisa perché aveva troppi problemi familiari». La testimone ha tratteggiato la figura del frate, descrivendolo come «religioso di grande spiritualità »ma ha anche aggiunto che un'amica di Perugia le aveva raccontato come il frate «non fosse la persona che sembrava perché era impelagato in strani traffici». La testimone ha anche aggiunto che secondo Padre Gratien una famiglia «molto potente» di Ca Raffaello ce l'aveva con lui e aveva messo in giro chiacchiere

Al centro dell'interrogatorio di Dallara uno dei punti chiave: il personaggio più fantomatico di tutto il processo, ovvero il misterioso «Zio Francesco». Così enigmatico che solo Padre Graziano giura di averci parlato, mentre tutti gli altri non lo hanno mai conosciuto. Una figura, quella dell’improbabile accompagnatore di Guerrina nella fuga, che il frate tira fuori all’improvviso dopo il 5 settembre 2014 in cui viene indagato.

Attenzione, però, perchè dello «Zio Francesco», il sacerdote congolese non parlerà con gli inquirenti per quasi un anno, su consiglio del suo avvocato di allora Luca Fanfani. Ne parla, invece, non solo col suo superiore diretto, l’allora parroco di Ca’ Raffaello, Padre Faustino, e poi direttamente col Vescovo e con Dallara nel corso di un incontro riservato avvenuto alla metà di settembre del 2014 nel convento aretino dei Cappuccini. Ironia della sorte, a due passi dall’aula della Vela in cui si svolge il processo.

Di questo appunto è stato chiamato a testimoniare oggi il Vicario della Diocesi, anche perchè le descrizioni dello «Zio Francesco» sono le più svariate, praticamente una per ognuno di chi se ne è visto riferire.