Natale amaro per i dipendenti della Provincia «Ormai rassegnati all’incertezza»

«Poche speranze, per tutti siamo i mangiapane a tradimento»

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Arezzo, 18 dicembre 2014 - «Sono ormai tre anni che, complici i tagli e tutto il resto, viviamo con la spada di Damocle dell’insicurezza del posto di lavoro. Quest’anno, però, il Natale sarà diverso: sappiamo che fino a maggio ci sono i soldi per gli stipendi, a giugno potremmo anche rimanere senza un soldo. Per chi deve pagare un mutuo o per chi ha figli piccoli è una tragedia». È l’amaro sfogo di Gino Pitti, dipendente della Provincia da 26 anni. Numeri alla mano, ieri la Cgil ha fatto il punto sui dipendenti che rischiano il posto: «Nei centri per l’impiego – hanno spiegato Marusca Gaggi, Giusy Angheloni e Diego Loreto, Segretari dei sindacati di categoria Filcams e Flai Cgil e UiltuCs– ci sono circa 50 dipendenti di Cinpa con un contratto di appalto che scadrà a luglio. A breve quindi sarà necessario pensare al nuovo bando di gara, alla proroga del contratto in essere, ma ad oggi questo non è possibile perchè non sappiamo chi avrà la delega. Dal 1 gennaio del prossimo anno, i 545 centri per l’impiego italiani rischiano di chiudere e i 7500 addetti di perdere il posto. Quanto ad Artel, la scoietà in house che cura l’attività informatica svolge attività d’“Information technology»“ che interessano reparti come la Protezione Civile, difesa del suolo, viabilità, trasporti. Di servizi al territorio si occupano infine i lavoratori impiegati con la cooperativa Agriforest. E’ veramente preoccupante pensare a quali conseguenze potrebbe portare la sospensione del loro servizio o una riorganizzazione che non li metta in condizione di operare pienamente. A cominciare dal presidio vero del territorio e del patrimonio agroforestale. Non vorremmo che ci si occupasse della questione solo dopo l’ennesima alluvione». Tra i dipendenti prevale la massima incertezza. Spiega ancora Pitti: «Noi non siamo mai stati quelli che hanno mangiato pane a tradimento, anche se ormai ci hanno additato come parassiti. C’è questa voglia di farcela pagare che non so proprio da dove arrivi». Uno degli impiegati delle cooperative spiega: «Nessuno ci dice niente, siamo tutti piuttosto arrabbiati ma apprendiamo le cose dai giornali. Francamente, non so che pensare». Un’altra lavoratrice, trentasette anni, un figlio piccolo, e un lavoro al centro per l’impiego e racconta: «La cosa più brutta è la totale assenza di informazioni. Quasi quasi sto abbandonando le speranze di poter continuare a lavorare lì, ogni giorno sembrano esserci meno possibilità. Il che non è facile con un figlio piccolo, la retta dell’ asilo e il vivere quotidiano. Impossibile programmarsi la vita, la speranza è che la cooperativa riesca a trovare altra collocazione. Che Natale sarà? Come gli altri, ormai con l’incertezza si convive da sempre».