Giovedì 25 Aprile 2024

Bianconi, attacco frontale a Berlusconi: "Partito ridotto al minimo, se ne vada e lo lasci a noi per rilanciarlo"

La mossa potrebbe anche avere in prospettiva ricadute aretine: verso una lista autonoma alle comunali? SU LA NAZIONE DI OGGI

BIanconi

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Arezzo, 24 novembre 2014 - Maurizio Bianconi «licenzia» Silvio Berlusconi. Un paradosso? Forse: ma anche una sintesi efficace dell’attacco frontale che il parlamentare aretino, a lungo tesoriere del partito, ha portato ieri all’ex premier. Completando un percorso di allontanamento che era maturato negli ultimi mesi. Dal ruolo nevralgico di tesoriere fino allo strappo che sta maturando in queste ore. Ma con una nettezza che fa impallidire altri attacchi recenti, come quello di Raffaele Fitto, le cui accuse suonano rispetto alla presa di posizione di Bianconi come carezze. «Tredici milioni di italiani credevano in Forza Italia – dice Bianconi – e ora sono rimasti due o tre milioni: Berlusconi fondi un altro partito e e lasci questa minoranza di sostenitori nelle mani della vecchia guardia che sarà in grado di mettere in atto il riscatto politico». Se non è un invito ad accomodarsi alla porta, certo poco ci manca: e insieme, tanto per non uscire dalle vicende aretine, anche un’uscita che potrebbe aprire la volata a liste a sorpresa anche alle prossime comunali. Bianconi spara sull’operazione Villa Gernetto, una sorta di caccia a giovani talenti e militanti per cambiare pagina, definita "l’X-factor della politica" . «Presidente Berlusconi, - incalza Bianconi - le vogliamo bene ma per il bene di tutti prenda Doris, gli amici del Patto, i volti nuovi, i selezionatori, quelli che si autodefiniscono fedelissimi, anche adesso che è sfumata l’ipotesi di una candidatura, vada a fare il suo nuovo partito, lasciando a noi immeritevoli, ingrati, che osiamo pensare e rispettare gli elettori il compito di tentare con Forza Italia, finalmente all’opposizione, il riscatto e la rinascita del centrodestra». Un attacco alzo zero, al quale già in serata risponde duramente Giovanni Toti. «Non si sa se sorridere amaramente o disperarsi di fronte a caricaturali descrizioni dell’azione politica di Fi fornite da importanti dirigenti che dovrebbero avere a cuore il nostro movimento».