La notte magica di Piazza Grande: migliaia di persone fino alle ore piccole, negozi aperti e locali strapieni. Il prato incornicia l'evento dell'estate

Tutto esaurito e tanti restano fuori dalla maxi-tavolata in via Vasari: tutta l'Arezzo-bene ai tavoli, l'altra sale dal Corso e si affolla nel resto della piazza. In tanti sdraiati sull'erba LA NOTTE DI PIAZZA GRANDE: LE FOTO

Il prato di Piazza Grande

Il prato di Piazza Grande

Arezzo, 22 agosto 2014 - Ballano in cerchio tra i riflettori da discoteca intorno al pozzo. Ballano e si scambiano il partner, nel cuore di una piazza che vive la sua notte più bella da anni. Perché Arezzo risponde, la gente sale, il resto del centro si svuota. L'idea Ascom di una notte tutta cità alta e di una miccia come il prato per incendiare la curiosità e la comunicazione funziona. Ballano in cerchio, in uno dein tanti tasselli della festa. L'Arezzo-bene, dalla politica all'ecomomia, è a tavola, opltre seicento posti andati a ruba come le noccioline allo stadio. Poltroncine eleganti, apparecchiatura importante ma in un clima da picnic, favorito dal prato dove il resto del mondo si sdraia e si rilassa. Dall'alto le finestre del palazzo di Fraternita. Il palazzo dalle finestre che ridono, forse per la prima volta dopo anni. Non riesci mai a vedere le finestre alte, quelle della quadreria senza qualcuno che si affacci, faccia una foto e si goda il colpo d'occhio unico di una piazza che riscopre di essere la più bella del reame. Sul lato basso la Bottega di Gnicche, dopo anni di proteste contro gli eventi che non puntavano sugli operatori locali, taglia prosciutti e fetta porchette. E riempie i tavoli, fin quasi alla soglia del mattonato. Sul lato di fronte ecco le botteghe aperte, Aretè addirittura mette la merce fuori, in un guizzo di fantasia che spezza il grigio quasi più del verde. Dalla pizzeria sbucano piatti di margherite che ondeggiano tra le teste della piazza. I locali fanno rete: se uno si siede ad un altro ristorante e chiede una pizza, gli arriva direttamente dall'alto. Sotto le logge Donatello Marchi per la prima volta da sempre non si lamenta ma ride beato: intorno la folla delle grandi occasioni, che affoll ail bar a tempo continuo. I ristoratori intorno, dai due "Fagioli" a Luiisa della Curia, hanno gli occhi ipnotizzati di certi personaggi alla Disney. Da via Seteria la gente continua a salire. Un muro di folla. Non passi dal Corso, devi cercare un varco lì dove di solito devi cercare una persona, una sola, per non sentirti solo. I gruppi si compongono e si scompongono. Dopo cena ecco il quadrilatero intorno alla musica e ai gruppi folkloristici. Ecco i suoni e i colori della Giostra. Ecco chi balla e chi segue il ritmo dei riflettori. Dalla terrazza di Fraternita cala la musica jazz.  I selfie lasciano il posto alle fotografie, l'obiettivo puntato non verso se stessi ma verso la piazza che forse in pochi hanno mai visto così. Perché per una sera non c'è Fiera e non c'è Giostra:è un evento tutto suo, dove gli olivi e l'erba fanno la cornice ma la gente fa il quadro e si gode per una volta il posto più bello di Arezzo. "Sembra piazza del Campo" commenta uno convinto di farle un grande complimento. Ma il complimento cala come un ghiacciolo sul collo e sulle orecchie di chi lo ascolta. Nessuno commenta, nessuno volta la testa, nessuno gli fa un gesto di consenso. "No, volevo dire che è m egòio, molto meglio di piazza del Campo". Il gelo si spezza, gli altri tornano a guardarlo anche se con un filo di compassione. E l'espressione conciliante di chi però non sarebbe disposto a perdonarlo un'altra volta.