{{IMG_SX}}Arezzo, 6 luglio 2009 - E’ stato un lungo abbraccio fra Arezzo e il suo giornale, quello che ne racconta la storia e la cronaca da un secolo e mezzo. Un abbraccio lungo due giorni e culminato nel grande brindisi del Caffè dei Costanti ai 150 anni de «La Nazione», ma prima c’erano state le vetrine degli antiquari, quelle delle librerie, le sezioni dedicate allo storico compleanno nelle bancarelle della Fiera, le riproduzioni anastatiche delle pagine del 1859 e le pagine speciali quasi in ogni banco.

 

Una grande festa, insomma, una kermesse al cui atto finale è arrivato anche il vicedirettore del quotidiano Mauro Avellini, quasi a suggellare il gemellaggio fra il foglio fondato da Bettino Ricasoli e la Fiera, il patto di amicizia fra una città, anzi una provincia, e il giornale che la racconta. Parlare di se stessi è sempre imbarazzante, ma il brindisi delle «Stanze» è stato quasi il simbolo di quanto siano profonde le radici de «La Nazione» in questo territorio, come ha ricordato anche Avellini nel suo breve intervento prima del cin-cin finale. C’era la città che conta (fare i nomi di tutte le autorià presenti vorrebbe dire occupare l’intera pagina), c’erano gli antiquari che per due giorni hanno venduto pagine di «Nazione» di ogni epoca, c’erano lettori comuni, gente qualunque che in questo giornale continua a riconoscersi e che non ha voluto mancarne il compleanno.

 

C’era anche il presidente della Fiera Paolo Nicchi, premiato dal vicedirettore con una targa celebrativa dei 150 anni che riproduce la prima pagina del numero uno del 1859, il 19 luglio anche se il giornale usciva già dal 14. Con Nicchi Avellini ha voluto ringraziare l’intero mondo della Fiera, che si è stretto attorno a «La Nazione» per le 48 ore di questa edizione di luglio.

 

In fondo è stato l’incrocio di tre pezzi di storia: il nostro quotidiano, il più antico d’Italia, come ha detto Avellini, e uno dei più radicati, l’Antiquaria, che è stata la prima nazionale e resta ancora, quarant’anni dopo (celebrati nel 2008) la più grande e il Caffè dei Costanti, nuovo nella gestione di Marco Grotti e Pietro Grotti, ma con un pedigree che risale addirittura all’epoca napoleonica. Ai tavolini del Caffè furono lette le prime copie de «La Nazione» nel 1859, un nostro giornalista, Alfredo Bennati, ha contribuito a reinventare la Giostra del Saracino nel 1931, due altri cronisti di questo quotidiano, Giuseppe Dragoni e Carlo Dissennati, si sono spesi per il decollo dell’Antiquaria. Tutti particolari sottolineati nel corso del brindisi offerto dal Caffè dei Costanti, che ha avuto per sfondo l’immensa torta messa a disposizione dall’Ascom.

 

Prima della «bicchierata», il vicedirettore aveva compiuto un giro dei banchi e dei negozi degli antiquari. Non gli sono mancate le curiosità: le pagine del giornale dedicate a eventi storici come la breccia di Porta Pia, la Grande Guerra, il fascismo, lo sbarco sulla luna. Avellini ha visitato anche in via Cavour il negozio «Romoli» del Palazzo Cassi, che fu la prima sede della redazione aretina di cui si abbia notizia, a partire dal 1920. Ma la presenza di una pagina locale de «La Nazione» è ancora più antica.

 

L’ultima tappa del vicedirettore è stata in un altro palazzo che ha ospitato negli anni ’50 la redazione del giornale, quello del circolo Artistico in Corso Italia. Qui era stata allestita una mostra dedicata alle immagini storiche di Arezzo (stampe d’epoca e foto antiche del Fotoclub La Chimera) e ai giornalisti che non ci sono più ma che hanno fatto la storia aretina de «La Nazione». Sono loro, i Dragoni, i Dissennati, i Piero Magi, gli Aurelio Marcantoni a dettare la linea ai cronisti di adesso, che sono e vogliono restare la vostra voce.