{{IMG_SX}}Arezzo, 19 aprile 2008 - L’assassino torna sempre sul luogo del delitto e le Fiamme Gialle sulla scena di quella che è stata l’operazione più clamorosa da loro condotta negli ultimi mesi. Insomma, fuor di metafora, gli uomini della Guardia di Finanza hanno compiuto ieri mattina un nuovo blitz dei locali della discoteca di via Madonna del Prato, chiusi su decreto del Pm Roberto Rossi dalla notte di venerdì, dall’irruzione che è costata le manette a tredici frequentatori del locale, vent’anni i più giovani, una quarantina il più attempato. I finanzieri, comandati ancora dal capitano Umberto Piro, capo del nucleo di polizia tributaria, avevano un nuovo mandato di perquisizione firmato sempre dal Pm Rossi, che hanno eseguito coscienziosamente in un’oretta di lavoro o poco più.

 


Cosa cercavano le Fiamme Gialle in questo secondo blitz, avvenuto come il primo, alla presenza degli avvocati del «Grace»? Ufficialmente è stata routine: un semplice scrupolo investigativo. La prima volta, nel gran trambusto del fuggi-fuggi generale quando arrivarono i finanzieri (ci fu persino chi si liberò di qualche bustina di coca gettandola sotto il tavolo sul quale stava cenando) poteva essere sfuggito qualcosa. Ecco allora la scelta di compiere un nuovo controllo, più accurato e più tranquillo, ora che in discoteca ci sono i sigilli. Ufficialmente appunto. Perchè in realtà l’inchiesta è alla vigilia di nuovi sviluppi, clamorosi secondo le prime indiscrezioni, che potrebbero portare al coinvolgimento di altri personaggi al di sopra di ogni sospetto. E non soltanto come consumatori di cocaina. Ma questo è un fronte di indagine sul quale gli ambienti investigativi si tengono abbottonatissimi. Le poche indiscrezioni che trapelano dicono soltanto che la perquisizione di ieri non ha portato a ritrovamenti sensazionali, neppure alla scoperta di altra droga, di qualsiasi tipo. E tuttavia gli inquirenti sono convinti di aver afferrato il capo di un filo d’indagine che può portarli lontano, più ancora di quanto non abbiano già fatto con un’inchiesta che ha scosso la città, scatenando sussurri e grida nell’Arezzo da bere, quella che frequenta i locali del divertimento notturno e che talvolta non si tira indietro dinanzi a uno sballo che non è fatto solo di serata fino all’alba o di cocktail ad alto contenuto alcolico.



Che in certi ambienti e in certi luoghi (ad esempio i bagni di qualche locale) la coca circolasse in abbondanza non era un segreto per nessuno, al di là delle piccolo ipocrisie di provincia. Solo un ristretto giro sapeva invece che si potesse sniffare addirittura nell’ufficio di una discoteca e, stando almeno agli arresti (tutti convalidati tranne uno), con la benevola negligenza di alcuni Dj e Pierre. Non sapevano, gli amanti delle notti bianche di droga, che ci fosse una telecamera a riprenderli. Quali altri segreti ci sono dietro le ore di filmati?