{{IMG_SX}} Arezzo, 19 dicembre 2007 - L’ accusa segna il passo a Variantopoli: non arretra ma avanza piano, talvolta incassa qualche colpo di incontro. Tutto sommato, è una giornata dal sapore amarognolo per il Pm Roberto Rossi, la più favorevole alle difese dall’inizio del processo.

 

I fratelli Giannetti, della Cadla, sfumano il loro racconto nei confronti di Pietro Alberti rispetto a quanto avevano detto nel corso delle indagini preliminari, solo l’assessore Giuseppe Marconi, chiamato in causa come revisore dei conti dell’azienda dei Giannetti, tiene il punto e ribadisce le contestazioni ai 'moschettier' Alberti e Banchetti. Nel pomeriggio non decolla l’accusa contro Alessandro Cipolleschi: ascensori contro varianti. I due testi del Pm sono vaghi, incapaci di concretizzare. E in finale di serata riscoppia il giallo dei verbali: ne è sparito un altro che un dirigente della Mbf assicura di aver firmato negli uffici della Digos.

 

E proprio dal mistero delle carte scomparse era cominciata la mattinata, col Pm Roberto Rossi che si alza e spiega come siano stati recuperati dai computer della questura un verbale a sommaria informazione reso dall’architetto Pelagatti e la relativa relazione di servizio, i documenti che non erano risultati agli atti lunedì sera. Le difese mugugnano (sono copie non firmate, non gli originali) ma solo l’avvocato di Alberti, Marco Bufalini va all’attacco con un’istanza di nullità del processo o di remissione alla corte costituzionale. Respinto con perdite: il tribunale dichiara la questione manifestamente infondata.

 

Poi tocca a Claudio Giannetti, il primo dei fratelli della Cadla, la ditta che rappresenta la Despar per il centro Italia. Dovrebbe essere il piatto forte di giornata. Alla Digos aveva dichiarato che Alberti gli aveva chiesto l’assunzione della figlia come commessa: "Capii che questa assunzione era necessaria per non avere intralci nell’iter della pratica (la variante per il centro logistico di San Zeno fermo in Cat Ndr) e mi risolsi quindi ad assumere questa ragazza". Dal banco dei testimoni, invece, Claudio Giannetti è molto meno netto su quello che in precedenza aveva rappresentato come un caso chiaro di concussione. Nel colloquio col moschettiere, dice, non ci fu una chiara correlazione fra l’assunzione e il sì alla variante, "non fu un aut aut, non c’è stato un prendi e dò".

 

Assai più chiara la memoria di Marconi: "Nel giugno 2005 mi chiamò Giannetti, mi raccontò che erano stati a trovarlo Alberti e Banchetti chiedendogli posti di lavoro e un contributo per il partito". Per l’assessore un solo momento di difficoltà quando Bufalini gli contesta che l’approvazione in Cat risale ad aprile: perchè la telefonata avviene in giugno? Comunque, il racconto di Marconi ha valore di prova solo per la parte di Alberti. Per Banchetti manca la conferma del protagonista diretto, cioè Claudio Giannetti. La testimonianza del fratello Carlo è puro contorno. Si riparte nel pomeriggio dal capitolo ascensori, con due rappresentanti eccellenti della ditta concorrente della Otis di Cipolleschi, la Casicci e Angori. Sono il titolare Massimo Casicci e il suo consulente Stefano Gallucci. Spiegano che la loro azienda ha avuto una contrazione drammatica degli affari nel periodo in cui il 'moschettiere' è alla Cat ma non sanno collegarla a episodi specifici di ricatti da parte di Cipolleschi. Anzi, nel corso di un confronto con Casicci, Ivo Nucci, responsabile acquisti della Mbf del gruppo Mancini nega che la sua ditta si sia sbilanciata in favore della Otis. "Semmai, nel periodo della Cat i contratti con Cipolleschi diminuirono". Anche se fonti vicine all’accusa sostengono fuori dall’aula che siano sì calati gli affari totali, ma aumentati quelli nella zona di Arezzo.

 

Ma al di là delle note a margine, Nucci assicura di aver mantenuto lo stesso atteggiamento sulla negativa già nell’interrogatorio alla Digos. Il verbale però non si trova, le difese rumoreggiano, il Pm è imbarazzato. Poi Variantopoli va in vacanza per la pausa natalizia. Si torna in aula l’8 gennaio con una protagonista della cronaca mondana: tocca alla contessa Emanuela Ita Marzotto, sarebbe stata concussa da Pietro Alberti per il centro ippico di San Zeno.