Giovedì 25 Aprile 2024

La flotta giapponese parte per l'Antartico per fare strage di balene

Proteste in tutto il mondo mentre l'Australia annuncia passi diplomatici ufficiali. Greenpeace e altre Ong parlano di "crimine contro la natura" ma Tokyo tira dritto ignorando il diritto internazionale

Balena catturata da una nave giapponese (AFP)

Balena catturata da una nave giapponese (AFP)

Roma, 1 dicembre 2015 - Avevano parlato di marzo le autorità giapponesi, ma poi hanno accelerato i tempi e oggi una flotta di baleniere è salpata in direzione dell'Antartico dopo un anno di moratoria. La ragione della missione è una sola: dare la caccia alle balene,  un'attività considerata un crimine contro la natura dalle associazioni ambientaliste.  Secondo quando dichiarato dall'Agenzia governativa per la pesca, due baleniere hanno lasciato il porto di Shimonoseki, nel sud-ovest del paese, accompagnate da un pattugliatore dell'agenzia mentre l'ammiraglia della flotta è salpata da un altro porto e una quarta baleniera raggiungerà il resto della flotta in alto mare.  Non solo navi specializzate nel catturare e uccidere gli enormi cetacei, ma anche imbarcazioni di protezione. E tutto per mettere in tavola la carne di balena anche se, ufficialmente, la caccia ha soltanto scopi scientifici. 

Il consumo di balena vanta una lunga tradizione in Giappone, paese di pescatori e dove questi cetacei sono stati cacciati per secoli. E, infatti, oggi dobbiamo fare i conti con il pericolo di estinzione di alcune specie di questi meravigliosi animali. L'industria baleniera in Giappone ha conosciuto un boom irresistibile dopo la seconda guerra mondiale quando la carne di balena fu utilizzata per nutrire un paese ridotto allo stremo dai bombardamenti statunitensi. Poi la degustazione di questa carne non ha fatto che diminuire mentre il Giappone si trasformava in una delle economie più ricche del mondo.  A seguito delle polemiche internazionali sulla strage delle balene Tokyo ha proposto alla Commissione baleniera internazionale di "limitare" la cattura a 3.996 balenottere rostrate nei prossimi 12 anni, cioè 333 a stagione contro le 900 del programma bocciato in precedenza.  

Immediate le reazioni delle organizzazione ambientaliste. "Ancora una volta, una flotta baleniera salpa per commettere un crimine contro la natura" si legge in un comunicato di denuncia dell'iniziativa diffuso dalla sezione britannica dell'organizzazione Humane Society International.  Dura presa di posizione anche di Greenpeace che chiede al governo giapponese di cancellare la spedizione nel mare Antartico. "È totalmente inaccettabile che il governo giapponese ignori il pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia che lo scorso anno ha stabilito che si tratta di caccia commerciale e non di ricerca scientifica sui cetacei", commenta Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia.

Greenpeace Giappone e altre 15 Ong hanno chiesto al governo di rivedere la decisione e rispettare il diritto internazionale. Al veto della Corte Internazionale di Giustizia, pronunciato lo scorso anno, il Giappone ha risposto presentando il nuovo piano più contenuto. A maggio 2015 il comitato scientifico della Iwc (Commissione Baleniera Internazionale) ha rilevato che il nuovo programma di ricerca giapponese "conteneva informazioni insufficienti" e ha chiesto al governo di fornire più dati per dimostrarne la scientificità. Per tutta risposta a ottobre il governo giapponese ha annunciato alle Nazioni Unite che non accetterà né la giurisdizione della Corte Internazionale né alcuna intromissione sull'uso delle risorse marine. Si tratta di un significativo capovolgimento della posizione precedentemente espressa dal Giappone, che aveva fatto sua la necessità di rispettare il diritto internazionale.

Proteste anche in Australia all'annuncio che il Giappone ha deciso di snobbare una decisione della Corte Internazionale di Giustizia e di riprendere la caccia in Antartide, anche in un'area compresa dentro la zona economica esclusiva dell'Australia e proclamata "santuario" dei grandi cetacei. I Verdi e il gruppo attivista Sea Shepherd hanno esortato il governo australiano a inviare una nave del servizio dogane per sorvegliare e raccogliere prove legali contro il Giappone, mentre il ministro dell'Ambiente Greg Hunt ha espresso forte opposizione alla decisione di Tokyo. E la ministra degli Esteri Julie Bishop dichiara di aver fatto «rimostranze al più alto livello per sollecitare il Giappone a non riprendere la caccia alle balene e a rispettare i propri obblighi internazionali». Prima della sospensione nell'estate 2014/15, nell'estate precedente le baleniere giapponesi avevano ucciso 251 minke, o balene dal rostro.  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]