Troppi anglismi fuori controllo

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

CARO DIRETTORE, ho visto che l’Accademia della Crusca ha bocciato l’uso dei termini inglesi in economia. Mi pare sinceramente un andare contro la storia. Vogliamo tornare al fascismo che proibiva le parole straniere?  Enrico Ravizza, Roma

CARO RAVIZZA, credo che l’intervento della Crusca sia invece doveroso. Non tanto perché è la Crusca a farlo, e dalla Crusca ci si aspetta la difesa della lingua italiana “senza se e senza ma”, quanto perché l’utilizzo delle terminologie straniere, e inglesi in particolare, è davvero andato fuori controllo. Ormai si usano espressioni inglesi sempre e comunque, anche quando non ne esiste alcun bisogno, solo per far vedere che si è moderni e all’avanguardia. Che si è “fighi” o, come si direbbe a Londra, “smart”. In economia questa tendenza è se possibile accentuata, e i giornali purtroppo ci “cascano” troppo. Quindi faccio un po’ anche mea culpa. Sarà perché si tratta spesso di espressioni più accorciate (gli inglesi sono bravissimi nel coniare termini brevi, e quindi più giornabili, o titolabili) fatto sta che anche noi cadiamo nel tranello in maniera eccessiva. Cercheremo di stare attenti. If is possible.